martedì 25 marzo 2008

Milan Kundera, Il valzer degli addii

"Me ne fotto di essere in ghingheri, e non sono un pagliaccio in colletto bianco e cravatta, come lei" lo rimbeccò il cameramen.
"Le sue unghie sporche e il suo pullover bucato non sono certo una cosa nuova sotto il sole" disse Bertlef. "Molti secoli fa c'era un filosofo cinico che passeggiava ostentatamente per le vie di Atene con un mantello pieno di buchi affinchè tutti ammirassero la sua indifferenza per le convenzioni. Un giorno Socrate lo incontrò e gli disse: Vedo la vanità attraverso i buchi del tuo mantello. Anche la sua sporcizia, signore, è vanitosa, e la sua vanità è sporca"

domenica 23 marzo 2008

Milan Kundera, Il valzer degli addii

Strinse la mano a Klima e continuò: "In questo paese la gente non apprezza il mattino. Si fanno svegliare di prepotenza da una sveglia che spezza il sonno come un colpo di scure e si abbandonano subito a una fretta funesta. Mi dica lei come può andare una giornata che comincia con un un simile atto di violenza! Cosa può esserne di persone che giornalmente ricevono, per mezzo di una sveglia, un piccolo elettroshock? Ogni giorno che passa si abituano alla violenza e disapprendono il piacere. Mi creda, è il mattino che decide del temperamento di un uomo".

giovedì 20 marzo 2008

Stefano Benni, Baol

Il maitre mi ha esaminato con maitresco disprezzo. Ho fatto finta di niente.
- Che pesce avete? - ho chiesto.
- Tutto quello che vuole - ha risposto freddamente.
- Allora mi porti un piatto misto di mullidi, sgomberomoridi, astici, aragne, aspitriglie, valencenielli, caranghi, cozze, castagnole, caviglioni, maranzane, mazzancolle, moscardini, bocchedibue, scrappioni, lote, suri, zerri, zurli, boghe, salpe, costardelle, donzelle, nigricepi, merlani, occhialoni, sparlotti, gattiruggine, pappasassi, succiascogli, spigole ermafrodite, cernie alessandrine, lofe budegate, palinuri elefanti e ostracodermiestinti.
Mi hanno cacciato fuori. Di questi tempi è duro far gli spiritosi se non si è miliardari. Non importa. Nella mia filosofia l'importante è divertirsi. Sapete, io sono un mago baol.

sabato 15 marzo 2008

Stefano Benni, Terra!

LE CODE ROSSE
"Bisogna fuggire da questa nave," disse il topo che portava il nuovo nome di battaglia di Gas-Gas, "e bisogna fare fuori Yamamoto. Sentiamo le proposte, compagni."
"Anneghiamolo nell'acqua dei sebatoi," disse il topo Talete.
"Apriamo un portello e facciamolo volare in aria, nello spazio," disse Anassimene.
"Bruciamolo con la luce-laser, arrostiamolo nel fuoco," disse un topone scuro.
"Calma, Eraclito," disse dopo il topo Democrito, "Dobbiamo studiare la cosa nei più piccoli particolari."
"Basta che ce ne andiamo di qua, e troviamo un piccolo posto tutto per noi," disse il topo Epicuro, "dove vivere felicemente e giustamente."
"C'è un simile posto?" disse Pirrone, "ed esiste la giustizia?"
"La giustizia," disse amaro il topo Trasimaco, "non è che l'utile dei potenti."
"Non dobbiamo aver paura," disse Zenone, "qualsiasi cosa accada, noi vorremo che accada!"
"Allora d'accordo," disse il topo Gas-Gas. "In nome di Apollo Sminteo e del suo tempio ove veniva adorato il topo albino, si dia il via all'opera di deumanizzazione della nave!"

giovedì 13 marzo 2008

Daniel Pennac, Ecco la storia

Avviso alle autorità che richiedessero la mia testimonianza a un processo in Corte d'Assise, non ho il ricordo facile. La mia memoria colleziona foto sfocate. I miei ricordi più recenti sono ombre; nella mia vita ho riscoperto dieci volte lo stesso quadro nello stesso museo, lo stesso paesaggio dietro la stessa curva, come se non li avessi mai visti; appena vissuti, gli avvenimenti si cancellano dal mio schermo, e così le pagine lette, la maggior parte dei film, i sorsi di buon vino, come se uno scrupoloso oblio badasse a mantenere il mio livello di ignoranza. I volti e i nomi svaniscono troppo presto in me, i miei contemporanei mi lasciano impressioni insieme vaghe e profonde, come tatuaggi fatti con l'inchiostro diluito. I più suscettibili ne soffrono, certo, mi tacciono di indifferenza o di egoismo... Che cosa posso rispondere loro? Che mi aiutino, allora, a ritrovare la mia macchina parcheggiata chissà dove, e che cerchino fra le pieghe del mio cervello il codice dimenticato della mia carta di credito.

Milan Kundera, La lentezza

Si rammenta dei tempi in cui, insieme agli altri muratori, dopo il lavoro andava a fare il bagno in una specie di laghetto dietro il cantiere. A dire il vero, in quel periodo era mille volte più felice di quanto non lo sia oggi in questo castello.

Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere.

Capì tutt'a un tratto di trovarsi in una lunga vacanza. Faceva cose delle quali non gli importava nulla, ed era bello. Comprendeva ora la felicità delle persone (per le quali fino a quel momento aveva sempre provato pietà) che svolgevano una professione a cui non erano spinte da nessun En muss sein! interiore e che esse potevano dimenticare non appena smesso il lavoro. Mai prima di allora aveva conosciuto una simile beata indifferenza. Quando al tavolo operatorio qualcosa non andava come lui voleva, si disperava e non riusciva a dormire. Spesso perdeva addirittura gusto per le donne. L'"Es muss sein!" del suo lavoro era come un vampiro che gli succhiava il sangue.