lunedì 18 agosto 2008

Alberto Moravia, La noia

"Ma l'arte diverte chi la fa. Balestrieri si divertiva. Tu ti diverti. Invece la religione è noiosa. Al convento ho sempre avuto l'impressione che le monache si annoiassero, come si annoiano i preti e in generale tutti quelli che si occupano di religione. Nelle chiese la gente si annoia non si sa quanto. Guardali mentre stanno in chiesa, vedrai che non ce n'è uno solo che non si annoi da morire."
Era la prima volta che Cecilia mi parlava della noia; e non potei fare a meno di domandarle, incuriosito: "Ma tu ti annoi?"
"Sì, qualche volta."
"E che provi quando ti annoi?"
"Provo la noia."
"Che cos'è la noia?"
"Come faccio a spiegartelo? La noia è la noia."
Avrei voluto dirle: "La noia è l'interruzione di ogni rapporto. E io voglio sposarti per annoiarmi di te, per non soffrire più, per non amarti più e, insomma, far sì che tu per me non esista più, proprio come per te non esistono la religione e tante altre cose;" ma non ne ebbi il coraggio. Del resto, in maniera improvvisa, ella interruppe il nostro colloquio, alzando una mano e facendomi una carezza sulla guancia.

Patrick Suskind, Il profumo

Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati; dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c'era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno. Infatti nel diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all'azione disgregante dei batteri, e così non v'era attività umana, sia costruttiva sia distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo.

Marcela Serrano, Antigua, vita mia

"Ti sbagli, Josefa", mi aveva detto, "Al giorno d'oggi, e ancora di più domani, la ricchezza non si misura più nè in base al potere nè ai soldi. Si misurerà con il metro del tempo."